Da eroe romantico Keanu Reeves si è trasformato per John Wick in un giustiziere dal cuore infranto. Qualcosa di simile lo ha vissuto nella realtà.

La felicità appartiene spesso al nostro passato (Keanu Reeves)

Alle cinque fasi dell’elaborazione del lutto Keanu Reeves non crede affatto. A parole, almeno, visto che il film “John Wick” sembra la dimostrazione perfetta del contrario, quasi una dedica non scritta alla compagna Jennifer Syme, scomparsa 15 anni fa in un incidente d’auto. Appena due anni prima – proprio quando la trilogia di “Matrix” gli ha fatto conquistare uno dei posti più ambiti nel parterre dell’olimpo hollywoodiano – ha subito un’altra perdita: Ava Archer, la bimba che la fidanzata aspettava da lui, morta a pochi giorni dal parto. […]

Con Keanu Reeves dopo l’intervista

John Wick passa molto tempo a guardare filmini della moglie sul cellulare, dopo la sua morte. Crede che in fondo la felicità sia tutta lì, tra i ricordi del passato? 

Sì, è così: la felicità appartiene spesso al nostro passato e quello che cerchiamo costantemente di fare è riportarla a galla nel presente, ritrovarla, sentirsi ancora come in quel momento. È come se fosse un desiderio costante e continuiamo a sperare e a cercare… l’idea di averla trovata in passato ci dà conforto, ci convinciamo che si possa essere davvero felici solo guardando indietro.

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Quale piccolo dettaglio del quotidiano le dà benessere e serenità?

É sempre bello aprire gli occhi ogni mattina e vedere il mondo, sembra tutto così semplice! Ecco perché uso di frequente un’espressione che mi piace molto e mi dà tranquillità: “Sono contento di essere qui”. Mi basta questo gigantesco senso di gratitudine, non mi circondo di molti oggetti.

John Wick

Il suo alter ego John si sente dire dal boss Viggo: “Le persone non cambiano”. Concorda?

Io invece credo nelle seconde chance, anche se a volte devi imparare a chiudere e a dire di no e basta. Penso davvero che la gente possa cambiare o al limite evolvere, anche se dipende dagli ambiti a cui ci riferiamo. Mi fa bene continuare ad esserne convinto.    

In quest’evoluzione, qual è la più grande differenza tra Keanu Reeves a 20 e a 50 anni?   

Non saprei proprio, ma forse quello che fa la differenza (sospira) è la maggiore esperienza. L’avanzare dell’età mi ha insegnato a rallentare e se quindi le cose cominciano a succedermi più lentamente.

L’intervista integrale è stata pubblicata sul settimanale femminile “F”, numero 4, anno 2015