giornatadel 29-08-19

Coppola in mano, t-shirt verde oliva e sguardo furbetto: Brad Pitt incanta la Mostra del cinema di Venezia senza troppo sforzo. Per Ad astra si sdoppia: davanti alla camera in versione astronauta e dietro le quinte in veste di produttore. Il mese di settembre al cinema se l’è decisamente conquistato perché il film arriva in sala il 26, preceduto di una settimana dal precedente progetto, C’era una volta… ad Hollywood accanto a Leonardo DiCaprio, di cui interpreta la controfigura.

In Laguna non ha fatto vezzi da star, si è concesso con pazienza alle urla dei fan che all’alba hanno assediato i bordi del red carpet muniti di scale, ombrelli e persino tende da campeggio. “Sex symbol io? – si schermisce davanti alla stampa di tutto il mondo – Siamo seri, passiamo ad altro”.

Se anche solo leggesse la lista della spesa riuscirebbe comunque ad incatenare con lo sguardo perché quando gli chiedi qualcosa ti fissa senza mai distrarsi un attimo. Glamour l’ha sperimentato in presa diretta e alla domanda “Te ne andresti nello spazio come il tuo personaggio? O ti sentiresti libero altrove?” ha risposto con piglio pensieroso: “In realtà l’esistenza dell’astronauta è piuttosto solitaria. Se ci pensi bene sei tenuto in vita da una serie di macchinari e non fa per me. Sono un tipo da aria aperta. La mia idea di libertà è legata ad una serata con buoni amici in mezzo alla natura”.

Cosa l’ha attratta allora verso Roy, un uomo coinvolto in una missione spaziale in solitaria?

Conoscevo il regista James Gray per Civiltà perduta e m’intrigava l’aspetto personale più di quanto mi affascinasse la cornice dello spazio. Lo dico da padre, da figlio e come uomo. Senza retorica, ma con onestà: si vedono le fragilità di Roy e le facciamo nostre perché le abbiamo provate.

Lei come se la cava a mettere a nudo le emozioni?
Sono dell’idea che i sentimenti vadano guardati in faccia, nella vita e sul set, con tutti i momenti imbarazzanti e le risate assurde che ne derivano. James mi ha mandato email personali per un sacco di tempo raccontandomi episodi privati e allegando idee varie d’ispirazione autobiografica. Quella schiettezza mi ha spiazzato e spronato a lasciarmi andare.

giornatadel 29-08-19

Concorda sul fatto che invece il concetto di mascolinità attuale possa invece essere tossico?
Col senno di poi capisco che questo concetto mi affascina e voglio vederci chiaro. Da piccolo ai bambini insegniamo a tenersi tutto dentro, a non mostrare sentimenti e debolezze e a farti rispettare. Quello che di fatto stiamo dicendo ai maschietti è di negare il proprio dolore.

Ci faccia un esempio.

Ci sono cose di cui ti vergogni o che rimpiangi, forse sono accadute davvero o forse hai solo percepito che siano andate in quel modo. E parlo anche dei rapporti umani, del legame con i figli o con la moglie. Ecco, devi essere onesto con te stesso e affrontarle.

C’è chi la dà già in odore di Oscar, ci sta facendo un pensierino?
Quando ho accettato il film non l’ho fatto come strategia per ottenere dei premi, ma l’ho usato come riflessioni su chi siamo e su quale sia il nostro scopo nella vita. Insomma, fare chiarezza visto che un giorno o l’altro arriverà l’ora di andarsene per i nostri cari e anche per noi.

Come si è sentito nella tuta d’astronauta?

Come Peter Pan, capace di volare. Solo che io lo facevo attaccato a dei fili…

L’intervista è stata pubblicata su Glamour.it il 30 agosto 2019 e poi ripostata su Vogue.it qui