Lavora con oro e diamanti tutti i giorni, eppure Andrea Ivaldi sa che a brillare sono i gioielli interiori, quelli dell’anima. Il suo “lusso”, la sua fortuna, sono la moglie e la figlia perché, dice, la felicità fa rima con famiglia
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L’esempio che hai in casa vale più di mille parole (Andea Ivaldi)

Quell’istante esatto in cui tutto cambia perché s’incrocia lo sguardo della persona giusta in molti lo chiamano “colpo di fulmine”. Andrea Ivaldi, classe ’82, non lo ha mai sperimentato perché non ricorda com’era la vita prima di conoscere sua moglie o senza di lei, Alessandra Longobucco. “Siamo sempre stati insieme”, ammette con il suo sorriso spiazzante e un po’ furbetto: “In molti ci chiedono: Quando vi siete conosciuti? Nessuno dei due sa trovare il momento in cui, in oratorio, l’ho vista per la prima volta. Da bambini frequentavamo la parrocchia Santuario Madonnina di Valenza Po e poi entrambi siamo diventati animatori, quando io di anni ne avevo 13”.

Mai pensato ad altro: “L’esempio che hai in casa vale più di mille parole – racconta Ivo, come lo chiamano gli amici – e i miei genitori sono sposati da quasi 40 anni. Per me un futuro felice era composto da matrimonio e figli. Papà Renato ha sempre gravitato in tante associazioni, è stato presidente cittadino dell’AIDO e da quarant’anni ha fondato con gli alpini il Coro Monte Nero. Non immaginate una coppia tutte moine e smancerie: il loro legame è sempre stato concreto e quando mio padre portava i miei fratelli Silvia e Marco in uscita come caposcout allora mamma Corinna preparava loro da mangiare. Hanno fatto sempre tutto insieme, ci sono stati l’uno per l’altra in ogni momento. Ed è quello che io ho sempre cercato”.

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Andrea è in coppia con Alessandra da 12 anni: “Per stare insieme – spiega lui – è indispensabile condividere gli stessi valori. Da piccoli noi non passavamo il sabato sera a divertirci fino a tardi per poi dormire la domenica mattina, abbiamo sempre voluto dedicarci agli altri. Quando pensavo al domani non m’immaginavo con nessun’altra: quale fidanzata avrebbe accettato che il fidanzato passasse il weekend in ospedale? Lei non solo lo capiva, ma mi incoraggiava a fare clown terapia, perché tutto il ramo materno della sua famiglia lavora in quell’ambito: mamma Luisa fa l’infermiera da una vita e anche sua sorella Anna e le sue zie. Il fratello di mia moglie, Luca, sta studiando come tecnico radiologo e lei stessa è psicologa e fa la volontaria in ASL. Non lo considerano una professione, ma una missione dove non puoi permetterti una giornata no o una risposta sgarbata ad un paziente”.

Tra le mura domestiche Alessandra ha sempre guardato al padre Carmine come ad un modello di capofamiglia a cui guardare, capace di tenere vivo il matrimonio da trent’anni come fosse il primo giorno, con la stessa pacatezza e generosità con cui ha costruito con le sue mani la casa in cui vivono. E così Andrea nel 2011 ha deciso di ricreare con le nozze la stessa solidità ricevuta nelle famiglie d’origini (sua e di Alessandra). Nel 2012 è nata Sofia: “Prima ancora che venisse al mondo – spiega – le avevo già preparato il nido. Ho dipinto tutti i muri della sua cameretta con tanti disegni perché si sentisse amata e speciale guardando il tempo che avevo dedicato a quelle immagini per rendere unico il luogo dove avrebbe dormito. Per questo il giorno del suo Battesimo ho realizzato con Alessandra una torta, la nostra prima opera di cake design, e abbiamo poi deciso di continuare a crearle come gesto d’affetto per chi amiamo”.

Il sacramento è sempre stato in cima ai suoi pensieri: “Come suoi padrini – aggiunge Andrea con una luce speciale negli occhi – abbiamo scelto due amici di quelli con la A maiuscola: Diego, compagno di scuola di mia moglie dall’asilo, si dedica per lavoro ai ragazzi come allenatore di basket femminile ed Elisa trascorre tutto il suo tempo non lavorativo come volontaria AVIS in ambulanza. Ho sempre voluto che mia figlia capisse il valore della vita che si misura con la capacità di donarsi agli altri: io lo chiamo tempo liberato, non tempo libero perché non è una perdita ma un’esperienza preziosa. La fede è sempre stata la nostra culla, ecco perché Sofia ha sempre partecipato alla santa Messa con noi, vivendola con la naturalezza e la bellezza della vicinanza a Dio e non come un momento in cui si deve star zitti e ascoltare”.

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Per mestiere Andrea è abituato a lavorare con le materie più preziose al mondo, oro e diamanti, eppure è interessato a tutt’altro genere di lusso: “A Valenza Po siamo quasi tutti orafi – conferma – ma se avessi chiesto ad Alessandra di sposarmi con un anello delle patatine avrebbe detto di sì lo stesso e si sarebbe emozionata ugualmente. I gioielli che le regalo di solito sono progettati da me con l’aiuto di mio padre e si collegano ad esempio ad una frase che ci siamo detti. L’ultima è una collanina con tre personaggi, che rappresentano io e lei con una bimba con i codini, Sofia. Per lei ha un valore infinito ed è questa la differenza con il prezzo di un oggetto. Da qualche settimana è mia moglie ad avermi stupito con la sorpresa più attesa: a ottobre nascerà il nostro secondo figlio, un maschietto, ma ancora non lo abbiamo detto a nessuno. Le nostre famiglie lo scopriranno leggendo questa testimonianza e non esisterà per loro felicità maggiore”.   

“Mia moglie e mia figlia – dice con orgoglio Andrea – sono ormai membri onorari dell’associazione di cui sono vicepresidente, “Clown Marameo Onlus”, nata nel 2002, visto che mi porto il gruppo a casa per le riunioni e mi occupa tanto tempo. Sofia mi segue ovunque ma si rammarica perché non può fare le visite in ospedale con me e mi dice: “Anch’io voglio venire a far ridere i bimbi con il naso rosso!”. Una volta si trovava nello stand dei clown durante la festa dei disabili ma voleva a tutti i costi dare una mano così ha iniziato a gonfiare palloncini e i bambini si sono messi in coda davanti a lei pensando davvero che lei, a soli due anni, li avrebbe trasformati in mille forme. Quando ci penso mi tornano in mente i piccoli che ho incontrato nel 2006 durante una missione in Brasile, ho chiesto loro se volessero vedere una magia. Mi hanno chiesto cosa fosse: in quel momento ho capito cosa volesse dire dare il giusto peso ai problemi che pensavo di avere”.

L’intervista è stata pubblicata sul settimanale “A sua immagine”, numero 120, 25 aprile 2015