Megan Boone e James Spader sono la strana (e vicente) coppia di The Blacklist. Imprevedibili almeno quanto i loro personaggi, ecco cosa hanno da dire su spie, segreti e molto altro
La coppia di The Blacklist

Nessuno riesce a scucirmi le parole di bocca se non voglio (James Spader)

Un falco e un camaleonte si incontrano: potrebbe essere l’inizio di una barzelletta, mentre probabilmente è l’immagine che il direttore del casting di The Blacklist aveva in mente quando ha pensato Megan Boone e Jack Spader come star della serie The Blacklist. Lei emana un’allure da dama d’altri tempi, sempre controllata e rigorosa, mentre lui riesce ad adattarsi a chi ha di fronte (o dall’altro capo della linea telefonica, come in questo caso) per portarlo dovunque abbia voglia. Insieme, sono la coppia perfetta per entrare nella mente di due spie poco convenzionali, come due facce della stessa medaglia.

The Blacklist ha rivoluzionato le dinamiche dei racconti crime in tv grazie all’inconsueto rapporto tra il ricercato più pericoloso d’America, Raymond Reddington, e  la neoassunta agente dell’FBI Elizabeth Keen. Comincia così l’avventura a puntate con protagonisti James Spader e Megan Boone. Nel corso degli anni, il rapporto tra i due si complica al punto da diventare un thriller nel thriller: in ogni episodio la strana coppia dà la caccia ad un diverso criminale, eliminandolo dalla famigerata lista di Reddington, che collaborando con l’agenzia fa fuori, uno dopo l’altro, tutti i rivali in affari. Interessi “professionali” e faccende private contaminano le missioni e, passo dopo passo, gli obiettivi e le motivazioni diventano sempre più oscure. Ce ne ha parlato Megan Boone al Festival della tv di Monte-Carlo e ce lo ha confermato al telefono James Spader.

La parola a James Spader

THE BLACKLIST: Season 3 Gallery

Come si spiega il successo del suo Red?

I cattivi sono più divertenti, sia per gli attori da interpretare che per lo spettatore da guardare: rappresentano gli aspetti più estremi della società e appagano i desideri più morbosi di tutti noi, me incluso.

Cosa rende speciale la serie?
Sa essere intenso e irriverente, imprevedibile e sereno, al tempo stesso, ed è realizzato in modo bizzarro: il cast gira a New York, ma gli sceneggiatori vivono a Los Angeles. Siamo fisicamente separati da un continente intero.

 Red è un manipolatore nato, lei come se la cava con i segreti?

Alla grande: nessuno riesce a scucirmi le parole di bocca se non voglio.

L’idea che Red indossasse il cappello è venuta a lei. Gli presta qualcuno dei suoi?
Mai, non mi piace mescolare le due cose, anzi da quando Red indossa più fedora, io ho iniziato a limitarne l’uso.

Potrebbe diventare una mente criminale brillante come lui?
Non penso proprio, ho enorme rispetto della legge. Ovvio, qualche in frazioncina la commetto pure io, soprattutto con le regole, che a mio avviso esistono per essere infrante, ma non  ho mai speso un solo minuto in prigione e non intendo cominciare ora. So bene che la giustizia fa funzionare una società e ne sono rispettoso, anche perché la pena resta per me un forte deterrente.

Creda che Red sia un mostro?
Non lo credo, lo so. E pure lui, come ha ripetuto in numerose occasioni.

Come vorrebbe che finisse la serie?

Non sono un tipo curioso e di solito mi concentro sul presente, il finale perfetto sarebbe quello più insospettabile. E, da spettatore, amo essere sorpreso quindi da The Blacklist mi aspetto una chiusura al cardiopalma che gioca con l’idea di sopravvivenza.

La parola a Megan Boone

Qual è la parola d’ordine della serie?
Ambiguità: non si capisce mai da che parte schierarsi e c’è una zona grigia piuttosto affollata, con segreti, bugie e cospirazioni di varia natura.

Come fa a non essere risucchiata dall’ansia?

Uso le mie emozioni, tra cui la paura, come carburante e non metto muri né mi tengo a distanza tra me e Liz. So che si parla tanto di sicurezza di recente, ma io cerco di temere solo le cose che costituiscono un reale pericolo, senza sconfinare nella paranoia.

Il rapporto tra Liz e Red è in fondo uno dei misteri del telefilm. Concorda?
Assolutamente: questi due si guardano le spalle a vicenda ma in modo complicato e di sicuro non convenzionale.

Tra lei e Spader c’è una dinamica simile?
Io lo considero un maestro, anche se non mi dà spontaneamente dei consigli. Sembra enigmatico, ma non quanto Red, e ha sempre un’idea nuova da proporre. Lo rispetto moltissimo, ma non mi ha mai spaventato confrontarmi con lui.

Grandi verità saranno svelate prossimamente. Qual è il tono di The Blacklist ora?

James ha portato Red in una nuova fase, quella in cui riesce a vivere con una relativa serenità a prescindere dalle circostanze.

E Liz come cambia?

Si diverte di più, con un atteggiamento più possibilista verso i problemi. Meno naive e perfettina, sembra abbracciare maggiormente la filosofia di vita di Red. Anzi potrebbe sorprenderci con una svolta alla Breaking Bad e diventa proprio come lui anche se il mio aspetto dolce in quel caso diventerebbe una maledizione.

Le piacerebbe essere sua amica?
Lo sarei di certo, perché somiglia a molte donne con cui ho un legame profondo. Non le piace compiacere il prossimo e di solito quando una ragazza non lo fa le si dice che è una gelida stronzetta. Sbagliato. 

Recitazione a parte, quali sono i suoi interessi?
Sono molto coinvolta nella salvaguardia del pianeta, al punto da farla diventare un oggetto di studi e sono felice che sul set si presti attenzione all’ambiente, ad esempio riutilizzando il legno usato per costruire i set oppure evitando di usare bottiglie d’acqua in plastica. Il mio obiettivo sarebbe trovare nuovi modelli ecosostenibili.

Le interviste sono state pubblicate sulla versione online del mensile “Crime Magazine”, dicembre 2017