Niv Majar è un talento poliedrico: regista, attore, comico e musicista. Quest’incredibile 34enne, nato e cresciuto in Israele, vive ormai da dieci anni a Tel Aviv dove ha debuttato con una sketch comedy su YouTube con l’amico Roy Kafri.
E oggi è una delle personalità di spicco del suo paese, ma non solo: al Festival della tv di Monte-Carlo la sua nuova serie tv, On the spectrum, ha vinto ogni premio possibile e immaginabile facendogli conquistare il riconoscimento come “miglior attore protagonista”. Durante la cena organizzata dal Principe Alberto II di Monaco per festeggiare i vincitori durante il concerto di Gloria Gaynor, si ha la fortuna di dividere il tavolo con la delegazione israeliana della serie e scoprire questo autentico vulcano di energia e creatività (oltre che di simpatia contagiosa).
Youtube è stata la grande rivelazione?
È stata una sorpresa anche per noi, il pubblico ha amato moltissimo la serie e ha continuato ad apprezzarla. Di recente abbiamo festeggiato dieci anni dal primo ciak e ancora oggi continuiamo a lavorare insieme. Attualmente, invece, mi sto dedicando a scrivere il progetto di una nuova serie tv, una dramedy un po’ dark, con Ariel Waysman.
On the spectrum è stata appena venduta per essere adattata negli Stati Uniti, come moltissime serie israeliane di successo in tutto il mondo, incluse In Treatment e Homeland. Le conosce?
Homeland mi piace molto, sia nella versione originale che nell’adattamento oltreoceano, e la mia speranza è che On the spectrum conservi nella trasposizione a stelle a strisce il suo realismo e la bellezza della vita quotidiana, oltre al grande senso dell’umorismo e fascino dei personaggi.
La serie è drammatica ma lei ha un background comico. Come se l’è cavata a cambiare registro?
In effetti è stato il primo grande ruolo – e per di più drammatico – ma non è stato difficile calarmi in questo personaggio perché ho subito sentito un legame e il processo di diventare lui è diventato naturale. In effetti sotto molti aspetti non solo mi assomigliava ma era migliore di me, soprattutto nel dire in faccia alla gente la verità, a prescindere da quanto fosse dura.
I protagonisti sono affetti da autismo, ha avuto modo di conoscere un membro della comunità?
Abbiamo avuto la fortuna di incontrare alcune persone davvero adorabili e accoglienti prima delle riprese. Sono state molto interessate al progetto, ci hanno dato consigli utili e per me cruciali per acquisire la loro prospettiva.
Qual è la lezione più importante imparata sull’autismo?
Ho solo conosciuto una parte minuscola del loro mondo, su cui ho ancora molto da imparare e sono grato per questi incontri, anzi sarei felice se ce ne fossero molti altri.
Le piacerebbe essere amico di qualcuno come Ron, il suo alter ego nella serie?
Assolutamente! È un ragazzo divertente, che ama la musica e gli animali, quindi avremmo moltissimo di cui parlare.
Ron non ama dividere la stanza con altra gente, anzi non gli piacciono le persone in generale. Condivide alcune delle sue fobie?
Io sono pieno di fobie, anche se non sono le stesse di Ron, ma comunque non amo posti affollati e rumorosi. Mi piacciono i miei momenti di solitudine.
Ha mai diviso l’appartamento con strambi coinquilini?
Siccome non ho frequentato l’università non ho avuto esperienze di dormitorio ma a Tel Aviv ho dovuto dividere l’appartamento per anni, per fortuna molti di loro sono amici stretti e la convivenza è filata quasi sempre liscia.
Qualche dettaglio divertente?
Una volta sono tornato a casa e ho trovato uno dei miei conquilini seduto con una piccola torcia in mano mentre scioglieva alcuni materiali per modellarci una scultura.
Si è mai sentito invisibile, come succede nella serie?
Sono sempre stato un ragazzino solitario
e senza amici, quindi conosco questa sensazione molto, molto bene.
La serie ha vinto ogni genere di premio, la ninfa d’oro del Festival della TV di Monte-Carlo ha un significato speciale?
Riceverlo è stata una sorpresa inattesa, divertente ed emozionante. Non potrei esser più orgoglioso di far parte di questa serie tanto apprezzata e sono entusiasta che il pubblico e i critici (giudici inclusi) la pensino allo stesso modo.
Ci racconta com’è nata la sua band che suona con strumenti giocattoli?
Si chiama “Igor Krutogolov’s Toy Orchestra” e suona solo con giocattoli per bambini anche se la musica è complessa, folle e meravigliosa. È iniziato tutto come una mia passione ma dopo tanti anni sono diventato a tutti gli effetti parte di una band in cui suono lo xylofono e vari pupazzi come maialini e altri animali che fanno strani versi. Sono tornato da poco dalla Russia dove ci siamo esibiti per lo spettacolo. Al contrario di quanto si possa pensare, il pubblico è formato soprattutto da adulti e non solo da ragazzi, bambini e signori attempati.
Visto che
suona in una band di giocattoli, è già padre?
Non ancora, ma sono l’orgogliosissimo padrone di un gigantesco
gatto dal pelo giallo.
Suona anche per un gruppo tradizionale?
Sì… eccone un esempio:
In cosa eccelle e in cosa se la cava meno bene?
Sono bravo a dipingere, pessimo a fare i
conti.
Un posto dove si sente felice e libero?
Pizza Hut.
Il
prossimo sogno?
Realizzare il mio primo lungometraggio, oltre a lavorare in
Italia, un paese che amo. Incrociamo le dita…