Il futuro della tv si chiama “on demand”, una realtà anticipata da TIMvision, pioniere e punta di diamante di un panorama sempre più competitivo, come racconta Daniela Biscarini, responsabile multimedia entertainment di TIM
AMERICAN CRIME – (ABC/Bill Matlock) FELICITY HUFFMAN, TIMOTHY HUTTON

Quando più player arricchiscono l’offerta, sarà lo spettatore a scegliere quali contenuti vedere (Daniela Biscarini)

Il futuro della tv si chiama “on demand”, una realtà anticipata da TIMvision, pioniere e punta di diamante di un panorama sempre più competitivo, come racconta Daniela Biscarini, responsabile multimedia entertainment di TIM

Una rivoluzione parte da piccoli passi e, spesso, anticipa i tempi, brucia le tappe e si scontra con la strenua opposizione della tradizione. È successo anche al cosiddetto piccolo schermo, una definizione ormai troppo stretta per raccontare una tv multipiattaforma e sempre meno ingabbiata nelle regole classiche di palinsesti e programmazione. Ce la racconta Daniela Biscarini, responsabile multimedia entertainment di TIM, spiegando la realtà di TIMvision, tv on demand dell’azienda che per prima in Italia ha coniugato telefonia, telecomunicazioni e serialità.

Come nasce TIMvision?

È nato da uno slancio di TIM: più di dieci anni Telecom Italia fa ha iniziato l’esperienza televisiva con una visione strategica molto chiara, puntando sul fatto che il video sarebbe stato un driver fondamentale della connettività. Essere tra i primi a proporre una nuova idea vuol dire anche far fatica a spiegare nuovi modelli di connessione e a presentarsi in veste di editore dopo essere stato fino ad allora solo operatore di telecomunicazione. Siamo arrivati sul video e sulla musica (con TIMmusic, ndr.) prima che il mercato italiano si sviluppasse e così l’avvento dei player internazionali ci ha trovati pronti, con una piattaforma, un palinsesto editoriale e la capacità di competere. Al tempo stesso  ci ha aiutato a sbloccare la situazione, così realtà come Spotify e Netflix hanno alzato il livello di attenzione e la maturità dei consumatori.

Cosa vi differenzia dai competitor?

Sul mercato italiano ci sono Netflix, Infinity (tv on demand di Mediaset), Sky online e da poco Mediaset Premium online. In questo scenario TIMvision ha caratteristiche che lo associano a Netflix per la vocazione di entrambi concentrata solo sull’on demand. Noi non abbiamo una personal base da tutelare sui servizi tradizionali, gli altri puntano anche sull’intrattenimento live che va dallo sport alle news, a programmi come Masterchef o X-Factor.

Rispetto a Netflix cosa offre in più TIMvision?

Uno sforzo in più con un palinsesto totalmente in italiano e con film doppiati (oltre all’opzione multilingua), mentre Netflix punta su contenuti autoprodotti ma spesso in lingua originale o sottotitolati.

E riguardo al pacchetto?

Il pacchetto è unico e non varia per numero di dispositivi nell’abbonamento, come nel caso di Netflix. A 5 euro al mese si può fruire sulla linea mobile e fissa, fino a sei device diversi, tutto incluso, con un bonus non da poco: il consumo da mobile per i clienti TIM non è tariffato, quindi non viene scalato dal traffico dati. Ad esempio in casa c’è il decoder in salotto e contemporaneamente nelle altre stanze si possono guardare altri programmi su smartphone o tablet o continuare a vedere un film o una puntata altrove.

A chi si rivolge TIMvision?
A tutti, ma finora è stato fruito maggiormente dalle cosiddette famiglie centrali (35-50 anni), generalmente con figli. Per capire chi è il nostro pubblico ci basiamo su due fattori, l’offerta di connettività che sottoscrivono insieme a TIMvision e i gusti dello spettatore e finora sono risultati vincenti i prodotti capaci di veicolare l’interesse femminile con il binge viewing (letteralmente “scorpacciate”) di tutte le stagioni di Grey’s Anatomy oppure le serie per un target teen o kids (come I Griffin o Mascha&Orso) o ancora i grandi film “blockbuster” (ad esempio la saga di Mission Impossible). Altri player, invece, mirano maggiormente ad un uso più personale.

Una forte competizione tra le tv on demand arricchisce l’offerta o l’appiattisce?
Più player arricchiscono l’offerta, quindi sarà lo spettatore a scegliere quali contenuti vedere. Si produce, quindi, quello che il cliente vuole guardare, dai prodotti web e low cost con valenza e interessi più ampi fino che riguardano lo star system. La tv on demand è la tv della pluralità come contenuto e modalità di fruizione, la differenza per l’utente sta nel cercare nell’ambito di “contenitori” diversi qualcosa che prima trovava solo nei canali TV del telecomando.

Il binge-watching e le nuove abitudini di consumo allontanano dalla tv tradizionale?

Non si tratta di “tv tradizionale contro tv on demand”, la questione riguarda i contenuti. Ce ne sono alcuni che lo spettatore chiederà sempre live (news, intrattenimento, sport) nel momento in cui qualcosa sta accadendo, la pay tv tradizionale e la free tv si orienteranno di più su questo mondo. Cinema e serie tv saranno maggiormente toccati dalla tv on demand, nuovo modello di intrattenimento. Aspettare una settimana per vedere la puntata successiva non è molto gradito dallo spettatore che spesso preferisce godersi tutta la stagione insieme, sapendo che esiste un’alternativa (appunto il binge-watching). 

Quali sono gli obiettivi attuali e gli sviluppi futuri?

TIMvision continuerà ad investire nell’acquisto di contenuti. L’obiettivo è avere una serie tv inedita al mese (come è successo con The Royals, Flesh and Bone e American Crime) e più cinema inedito con nomi importanti, puntando su personaggi che il pubblico cerca e ama (come Nicolas Cage in Outcast). Per il futuro, l’autoproduzione sembra un passaggio quasi naturale: più il mercato diventa competitivo e più difficile è avere prodotti in esclusiva. Ci stiamo guardando intorno, per ora abbiamo iniziato una collaborazione con La Repubblica e Cattleya per due webseries che sono state pubblicate nei mesi scorsi.

Un rimpianto?
Su Sherlock abbiamo dovuto mollare l’osso, non siamo riusciti a prendere l’ultima stagione, ma esiste una logica di mercato da rispettare, ecco perché l’autoproduzione: serve anche a dare una continuità al pubblico. Prima gli interlocutori erano un numero minore, oggi invece ci si spartisce tra tanti le produzioni migliori.

Quali vorrebbe aggiudicarsi?
Due su tutte: Il trono di spade e il remake di Twin Peaks… ma anche Le regole del delitto. Il sogno nel cassetto però resta Candy Candy, una pietra miliare che merita di essere riscoperta dalla nuova generazione.

TCA WINTER PRESS TOUR 2016 – “American Crime” Session – The cast and executive producers of “American Crime” addressed the press at Disney | ABC Television Group’s Winter Press Tour 2016. (ABC/Image Group LA) (FRONT ROW) JOHN RIDLEY (CREATOR AND EXECUTIVE PRODUCER), MICHAEL J. MCDONALD (EXECUTIVE PRODUCER), FELICITY HUFFMAN, TIMOTHY HUTTON, REGINA KING, LILI TAYLOR, ELVIS NOLASCO, (BACK ROW) TREVOR JACKSON, CONNOR JESSUP, RICHARD CABRAL, HOPE DAVIS, ANDRE BENJAMIN, ANGELIQUE RIVERA, JOEY POLLARI

Il TCA winter tour ABC Disney: Il 2016 inizia con TIMvision a Los Angeles in occasione del tour autunnale organizzato da TCA (Television Critics Association) nella settimana dei Golden Globles: durante l’evento le emittenti a stelle e strisce raccontano le novità e i grandi ritorni in palinsesto. La partecipazione alla giornata firmata Disney ABC ha avuto un significato strategico ben preciso, come spiega Daniela Biscarini: “È un modo per evidenziare quanto TIM stia investendo nel catalogo, con una dimensione internazionale attraverso accordi con le major più importanti, tra cui spicca Disney, uno dei nostri partner storici”.

American Crime 2, il cult: La serie tv in esclusiva ad aprile  è la seconda stagione di American Crime, ideata dal Premio Oscar John Ridley: “La qualità del telefilm – spiega Daniela Biscarini – dimostra un salto di ABC verso uno stile di produzione più simile a HBO e Showtime con un posizionamento nella serialità di alto livello. Ha un cast eccellente, con Timothy Hutton e Felicity Huffman, capace di fare la differenza con una prova di bravura incredibile, che torna nelle nuove puntate ma con una storyline diversa e un tema complesso, il bullismo”.

L’articolo è stato pubblicato sul mensile trade “Mille Canali”, numero 463, marzo 2016