Il regista napoletano Luigi Scaglione vanta un curriculum di documentari, lungometraggi e videoclip e di recente ha realizzato vari videoclip, l’ultimo dei quali è ‘A delinquenza di Enzo Gragnaniello. Il debutto è arrivato a Venezia con il film Precariamente instabili e attualmente lavora in Italia e all’estero, seguendo la passione per video e fotografia. Non lavora solo dietro ma anche davanti la macchina da presa, come attore. E questo talento camaleontico traspare in ogni fotogramma dei suoi lavori, che è possibile visionare anche sul suo sito personale.
Com’è iniziata questa passione?
Papà aveva questa passione che, per i pochi anni che ci siamo “incrociati”, in un qualche modo mi ha tramesso. Conservo ancora con gelosia la sua macchina fotografica Reflex e la sua 8mm.
Cosa rappresenta per
te la videocamera?
Un’emozione: ogni volta che ne provi una nuova è un po’ come le auto. Quando
provi l’ultima è sempre la migliore.
Com’è nata l’amore per il videoclip?
Da anni realizzo progetti per il sociale e durante il percorso ho incontrato Alessandra Clemente, attuale assessore alle politiche giovanili di Napoli, con la quale ho realizzato un video in onore delle vittime innocenti di mafia (Libera). Qualche mese fa Red Ronnie e l’assessore ascoltando la canzone ’A Delinquenza di Enzo Gragnaniello hanno pensato a quanto valesse la pena lanciare quel messaggio ai giovani per far loro capire cosa fosse la vera delinquenza ossia, traducendo dal napoletano all’italiano, “La delinquenza non ha speranza tutta la vita su una bilancia vieni pesato e vieni per forza poi allontanato”. Che orgoglio che abbiano pensato a me per realizzarne il videoclip, poi diventato video ufficiale dell’evento Giugno Giovani di Napoli.
Quanto della tua vita
e dei luoghi della tua vita c’è nella Napoli raccontata?
Napoli, nel bene e nel male, è quella che si vede nel videoclip, che vuole
essere una passeggiata riflessiva dai Quartieri Spagnoli scendendo fino al mare.
Visitarla con Enzo è stato un regalo: conosce
tutti e tutti lo conoscono e lo amano. Io direi: “Vedi Napoli e poi godi”.
Quale regista ha influenzato la tua carriera?
Paolo Sorrentino: a vent’anni ho visto “Le conseguenze dell’amore” ma all’inizio mi aveva lasciato un po’ stranito, non capivo fino in fondo il suo stile, fatto di tanti silenzi. Poi l’ho rivisto in chiave critica e me ne sono innamorato. Da allora l’avrò visto almeno una decina di volte senza mai annoiarmi. E poi Mario Martone: un giorno uscendo da scuola, avrò avuto una decina di anni, girava lì davanti le scene de “L’amore molesto” e quelle riprese mi hanno affascinato.
Quale dei primi film che ha visto al cinema l’ha colpito in modo speciale?
Il film di Lina Wertmuller Io speriamo che me la cavo con un fantastico Paolo Villaggio, che racconta in parte la mia terra. Mamma mi ha portato al cinema a vederlo con mia zia e alla fine del film siamo rimasti in sala per rivederlo di nuovo. Ero affascinato, tra le prime file, ed emozionatissimo. Il giorno dopo ho raccontato ai miei amici di aver visto il film al cinema, come se fossi andato sulla luna.
Quale film ha visto più volte?
Ne rivedo tanti con piacere, oltre a quelli di Sorrentino, Tornatore, Client Eastwood. Oltre a Sleepers di Barry Levinson, con un cast stellare e, accanto a Robert de Niro, Brad Pitt, Dustin Hoffman, anche una piccola parte di Vittorio Gassman. Racconta la storia di quattro ragazzini ribelli che per un gioco stupido compromettono la loro vita, una trama molto ardita con una vendetta “machiavellica” che mi ha sempre appassionato, anche perché argomento di discussione per uno dei miei esami di cinema all’università. Ricordo anche le lezioni su L’appartamento di Billy Wilder con Jack Lemmon e Shirley MacLaine, quante risate, anche grazie alla lungimiranza e cultura del professor Fontana, che ci ha insegnato a guardare e imparare dai vecchi film.
E da bambino, invece?
Ho visto e rivisto milioni di volte I Goonies di Richard Donner, scritto da Steven Spielberg, un film di fantasia e di avventura che mi esalta ogni volta che lo rivedo, ormai conosco le battute a memoria.
A cosa sta lavorando attualmente?
Non rispondo mai sul futuro, ma solo su quanto già fatto. Comunque ho un paio di progetti in cantiere…
Con quale attore, italiano o straniero, vorrebbe lavorare?
Una decina di anni fa avevo il sogno di fare un corto con Johnny Dorelli, però mi hanno detto che non è in gran forma eppure mi piacerebbe incontrarlo. Mi piace l’idea di lavorare con chi ha fatto la storia, come Sophia Loren che ho provato a rintracciare in tutti i modi per il mio documentario di Sorrento, ma non mi ha mai risposto. È inavvicinabile. E vorrei lavorare con Silvio Orlando, che vado a vedere a teatro quando posso. Chissà…
Da anni fa parte della giuria del Festival della tv di Monte-Carlo. Cosa le ha detto il Principe Alberto II di Monaco quando gli ha regalato il suo documentario People in Sorrento?
Sono molto contento e orgoglioso di farne parte ormai da cinque anni. Il Principe è stato molto cortese e gentile con me, credo sia innamorato di Napoli e della Penisola Sorrentina, che il mio film racconta attraverso i personaggi famosi dell’arte che l’hanno vissuta. Che onore poterglielo far conoscere.