La scrittrice americana Lauren Kate ha raccontato la sua fede attraverso la metafora degli angeli nella saga di romanzi di “Fallen”, che l’anno presto arriverà al cinema e saprà incantare e ispirare.

L’amore richiede l’accettazione delle luci e delle ombre dentro ciascuno di noi (Lauren Kate)

Ha una figura esile e lo sguardo limpido. Non si lamenta del caldo torrido perché sa che da ore, in fila sotto il sole, ci sono centinaia e centinaia di lettori che aspettano di incontrarla per il firma copie dei suoi libri, alla libreria adiacente alla Cittadella del Festival del cinema per ragazzi di Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno. Lei, la scrittrice americana Lauren Kate, si racconta a tutti, sorride, si lascia fotografare e accetta anche le critiche con grazia impeccabile. E se nel frattempo sta per arrivare in ritardo per un’intervista – come in questo caso – chiede loro un altro po’ di pazienza e dà appuntamento più tardi. Molti artisti, al suo posto, sarebbero sgattaiolati via con una scusa da un’uscita secondaria, ma lei no. È animata da qualcosa di più grande, la fede, che le dà la forza di continuare anche a tardissima sera ad ascoltare e condividere la serie di romanzi ormai bestseller, iniziata con “Fallen”, che l’anno prossimo vedremo al cinema in un film che vanta alcune degli attori più promettenti di Hollywood, compreso Jeremy Irvine che Steven Spielberg in persona ha scelto per il suo kolossal “War Horse”.

Questi libri raccontano l’amore attraverso la lotta tra Bene e Male metaforicamente rappresentata dalla presenza degli angeli. Cresciuta ed educata ad un concetto cristiano dell’esistenza che prosegue oltre la morte stessa, Lauren Kate ha trasferito nelle pagine valori e credenze per ispirare le giovani generazioni (e non solo) ad aspirare all’eternità. Non si tratta del “per sempre” delle favole, ma di un concetto ben più profondo: voler bene vuol dire correre dei rischi, sacrificarsi, persino perdersi per poi ritrovarsi nell’altro, ma sempre nella ricerca di qualcosa di più alto, di più grande, di soprannaturale.

Che ruolo ha avuto la fede nella nascita della saga di “Fallen”?
Ha avuto un ruolo fondamentale, come nella mia vita d’altronde. Lo stesso titolo nasce dal versetto 4 della Genesi che parla dei figli di Dio che guardano in basso verso le figlie degli uomini.
Perché ha scelto gli angeli come metafora dei romanzi?
Perché credo negli angeli e con gli anni queste mie convinzioni si sono rafforzate sempre di più. Ho usato questi personaggi per raccontare Inferno e Paradiso dai rispettivi punti di vista per fare in modo che il pubblico s’interroghi sul significato dell’Amore autentico.

Come creature di Dio, gli uomini sono riflessi di quell’Amore…
Sì, io vedo ciascuno di noi come pezzi di un puzzle. L’amore umano è proprio quel desiderio di essere migliori, di cambiare, di modellarsi e incastrarsi nell’altro per fare un percorso insieme. Quello che muove un uomo o una donna ad andare oltre se stessi è proprio questo sentimento di apertura all’altro, che ti fa superare ogni limite.

Nelle sue pagine si ritrovano molti sacrifici, perché?
Perché, come si legge anche nella Bibbia, l’amore richiede l’accettazione delle luci e delle ombre dentro ciascuno di noi ma per superare i propri limiti e per aprirsi a qualcosa di più grande.

Come vive nel quotidiano l’Amore?
Mi ha aiutato a capirlo mio marito, da cui tra l’altro ho tratto ispirazione per il personaggio di Cam. Si va molto al di là dell’immagine romantica e ci si radica nelle sfide quotidiane perché seguendo il cuore si può agire davvero e cambiare.

Perché ha ambientato i suoi romanzi nell’età dell’adolescenza?
Perché non sono d’accordo con quanti bistrattano i giovani: i ragazzi hanno bisogno dell’aiuto degli adulti perché durante l’adolescenza fanno errori ma si lanciano con tutta l’anima nelle situazioni e vivono al massimo ogni emozione. Ecco, proprio in quel momento hanno bisogno di esempi, di guide, di direzioni.

Qual è il messaggio che vuol trasmettere ai ragazzi?
Le difficoltà vanno affrontate e superate con fede, è come un abbandonarsi ma che ripaga sempre.

Molte critiche sono state mosse nei confronti del genere fantasy. Si dice che sia la scusa perfetta per fuggire dalle responsabilità. Cosa ne pensa?
Credo che sia l’esatto contrario: questo genere non aiuta ad evadere dalla realtà, anzi aiuta a creare una connessione con il nostro presente attraverso una serie di formidabili metafore.

A pochi mesi dall’uscita in sala del film ispirato al primo romanzo della saga, che sentimenti prova?
Per me è una lettera d’amore ai lettori, che giunge con le immagini al cuore della storia con interpreti pieni di talento e passione. Spero di aver contribuito, nel mio piccolo, a far capire al mondo che bisogna abbandonare la paura di innamorarsi, di lasciarsi andare all’Amore che salva e rigenera.

DAL LIBRO AL FILM: “Fallen”, il primo libro della saga scritta da Lauren Kate ed edita da Rizzoli, arriverà al cinema su distribuzione M2 Pictures nel 2016. Un’anticipazione della pellicola è stata presentata al Giffoni Film Festival riscuotendo un successo enorme: diretta da Scott Hicks, racconta le vicende di Luce (addison Timlini), che in una misteriosa accademia s’imbatte in Daniel (Jeremy Irvine) e Cam (Harrison Gilbertson). Nessuno di loro è quello che sembra ma sono legati da qualcosa di molto, molto profondo. Tradotta in quasi 30 Paesi e più di 30 lingue, la saga è un fenomeno mondiale che comprende anche i romanzi “Torment”, “Passion” e “Rapture” a cui si aggiunge, dal 12 novembre, anche “Angels in the dark”, una serie di racconti sempre incentrati sulla metafora degli angeli caduti. Nella sola Penisola i libri hanno venduto oltre mezzo milione di copie.

L’intervista è stata pubblicata sul settimanale “A sua immagine”, numero 144, 10 ottobre 2015