Uno dei registi più sorprendente, Spike Lee, racconta il razzismo in America in un affresco pieno di contraddizioni ma irresistibile

Un buon film porta speranza (Spike Lee)

Due anelli dorati giganti, con le scritte LOVE e HATE: Spike Lee li esibisce con orgoglio alla fine della proiezione del suo BlacKkKlansman al festival di Cannes. «Perché la vita», spiegò commentando la scelta, «è sempre una questione di scelta. Tra odio e amore. E questo film lo dimostra».

Lee usa la satira come arma per quello che definisce «un problema globale e non solo degli Stati Uniti», ma non chiedetegli nulla di Kanye West («Se volete sapere cosa penso di lui leggete il mio profilo Instagram») e Quentin Tarantino («Storia vecchia»). C’è però un altro signore che si rifiuta di chiamare per nome (Donald Trump) anche se lo apostrofa con parolacce continue: «Scusate il linguaggio, ma c’è tanta di quella merda nel mondo che viene solo voglia di imprecare».

La videointervista è stata pubblicata sul webmagazine The Hotcorn, qui, dopo l’articolo integrale dal Festival di Cannes, qui il 28 settembre 2018