Natascia De Rosa è la fata madrina dei piccoli giurati del Giffoni Film Festival perchè trasforma i sogni in realtà e regala loro un'esperienza da tenersi stretta

Dai tre anni in su, migliaia di bambini e ragazzi ogni anno arrivano al Giffoni Film Festival carichi di speranze, sogni ma anche dubbi e insicurezze. Varcata la soglia della Cittadella del cinema le paure e le gioie vengono condivise e si crea un microcosmo magico dove tutti si sentono protetti, soprattutto se vengono da territori delicati. Se tutto questo è possibile è in gran parte merito di Natascia De Rosa, una specie di fata madrina che fa di tutto per accogliere i piccoli con un abbraccio e tanti piccoli grandi gesti che fanno la differenza. È la responsabile dell’ufficio giurie, perché tutta la manifestazione ruota attorno a loro, il cuore pulsante dell’evento.

Ecco allora la nuova puntata di Giffoni Insider, dopo le interviste al direttore Claudio Gubitosi, Antonia Grimaldi, Tony Guarino, Jacopo Gubitosi, Gianvincenzo Nastasi, Giovanni Brancaccio e Maria Pia Montuori.

Buongiorno Natascia, per chi non avesse familiarità con il suo lavoro ci potrebbe spiegare di cosa si occupa? Sul sito di Giffoni si parla di coordinamento dell’ufficio giurie. 

Non è facile da spiegare. Mi occupo di tutto ciò che riguarda i giurati (ben 6200 per la 49a edizione). Dalle iscrizioni alle sistemazioni in famiglia, dagli inviti alle delegazioni internazionali ed italiane alle richieste di visto. Non potrei gestire questo lavoro delicato senza le incredibili Giusi e Marta. Ovviamente durante il festival si aggiungono decine di MONITORS che diventano gli angeli custodi dei gruppi che assegniamo a ciascuno di loro.

Quando invece finisce il festival di cosa si occupa tutto l’anno?

Fino a dicembre ci occupiamo di tutta la logistica per la partecipazione dei giurati agli eventi internazionali con cui il festival ha una partnership. Ogni anno portiamo in giro per il mondo centinaia di ragazzi che hanno la possibilità di visitare luoghi ed eventi che lasciano sempre un segno nella loro vita: Iran, Corea del Sud, India, Tunisia, Qatar e ovviamente tanti paesi europei. Da dicembre, con la stesura del regolamento e l’apertura delle iscrizioni, si riavvia il ciclo legato al festival.

Lei ha una responsabilità cruciale, selezionare i giurati e tirare le fila di tutta l’organizzazione che li custodisce. Com’è arrivata ad organizzare una macchina complessa come il festival?

Sono una giffonese e ovviamente sono stata una giurata. Ho iniziato a collaborare come volontaria e sotto la guida del direttore Claudio Gubitosi, che ha investito sulla mia capacità organizzativa, così sono cresciuta fino a diventare la responsabile delle giurie. Questo è uno dei settori più delicati del festival e, nel limite delle nostre possibilità, cerchiamo di venire incontro alle molteplici necessità dei ragazzi e delle famiglie.

Qual è l’identikit del giurato ideale? 

Non esiste. Ogni giurato vive il Giffoni in modo diverso e ognuno per noi costituisce una risorsa. Noi, come festival, sicuramente arricchiamo il loro bagaglio culturale e li aiutiamo a crescere (alcuni sono alla loro prima esperienza lontano da casa) ma sono anche loro che danno tanto a noi. Leggere o ascoltare le loro testimonianze a fine evento ti riempie il cuore di gioia e sei orgogliosa del lavoro svolto.

Come si fa a selezionare i giurati stranieri?

Abbiamo contatti con diversi festival e associazioni che lavorano nell’ambito cinematografico che si occupano della selezione. Il più delle volte la partecipazione a Giffoni rappresenta un premio da assegnare ai ragazzi del proprio festival.

Può condividere per noi le storie di giurati provenienti da terre difficili, rifugiati, profughi o provenienti da paesi in guerra?

Potrei scrivere un libro. Ogni anno raccogliamo storie particolari e non sempre felici.

Abbiamo avuto a Giffoni, ragazzi siriani e iracheni, ospitiamo ogni anno i palestinesi ma non necessariamente dobbiamo pensare a paesi in guerra per raccogliere testimonianze tristi… Basti pensare solo a quanti ragazzi non riescono, a differenza dei loro coetanei europei, a vivere il Giffoni perché non ricevono i visti. Ogni anno ad uno/due giorni dall’inizio del mestival, registriamo defezioni per non aver ottenuto i visti. Esperienze inimmaginabili per i nostri ragazzi, la libertà di potersi muovere per il mondo senza problemi.

Qual è l’aspetto più difficile da organizzare? È mai successa qualche situazione assurda che poi si è risolta last minute? 

Con tanti giurati situazioni assurde ne viviamo quasi ogni giorno. La cosa più difficile è il rapporto con i genitori che, spesso, perdono l’obiettività quando si tratta dei propri figli. Per fortuna l’esperienza non ci fa perdere la calma e riusciamo quasi sempre a trovare una soluzione. 

Ha ricevuto letterine, disegni o ricordini dei bambini? 

Tantissimi! Ogni anno raccogliamo le loro testimonianze/ricordi nel libro riassuntivo dell’edizione che, con particolare attenzione, il direttore fa stampare.

Qual è il suo primo ricordo legato a Giffoni? 

La visione del film Il tempo delle mele. Un cult all’epoca, per noi ragazzini. Fu davvero un evento per Giffoni e insieme alle mie amiche eravamo eccitatissime e non vedevamo l’ora di vederlo.

Le è capitato di ospitare giurati a casa sua o di mandare i suoi figli come giurati nelle costole estere del Giffoni?

Sì, anche noi abbiamo ospitato. È un’esperienza che qualsiasi ragazzo dovrebbe fare, specialmente oggi. Quando poi i ragazzi provengono da realtà molto diverse dalla nostra, l’esperienza diventa ancora più bella e “necessaria”. I nostri figli spesso danno tante cose per scontato e confrontarsi con coetanei che provengono da realtà diverse dalla loro li aiuta a dare più valore a quello che hanno.

A casa e nello studio avrà migliaia di filmati e foto, ce n’è qualcuno che riguarda con particolare orgoglio o commozione? 

Non è facile rispondere a questa domanda. Questo lavoro mi ha permesso di conoscere tanti luoghi e tante persone meravigliose. La mia casa è piena di foto, monili, suppellettili da ogni parte del mondo ma i ricordi toccanti sono custoditi nel mio cuore.

Lei fa il training anche ai vari handler, qual è la qualità umana che richiede loro?

Come detto, durante il festival il nostro staff conta circa 60 persone. Quello che ricerchiamo è sicuramente l’amore e la dedizione per i bambini e i ragazzi  

Ha mai perso qualche giurato, che poi ha ovviamente ritrovato? 

Purtroppo sì! E ho trascorso “un brutto quarto d’ora”!

A Giffoni i giurati girano liberamente per il paese andando al panificio o al giardino degli aranci, qual è la cosa del paese che loro amano di più?

A Giffoni si mangia bene, e in ogni angolo ci sono tentazioni ma credo che il gelato sia quello più gettonato. 

Un sogno che vorrebbe realizzare per il suo dipartimento a Giffoni? 

Avere più fondi da destinare alla biglietteria aerea per i giurati stranieri che provengono da paesi in difficoltà e che purtroppo non hanno la possibilità di sostenere i costi del viaggio. Amo i ragazzi, le loro storie, quindi più che artisti mi piacerebbe vedere a Giffoni sempre più delegazioni che provengono da ogni angolo del mondo senza differenza di razza, colore o religione. Questa è l’essenza di Giffoni.