Adoro i bilanci, amo tracciare una riga a fine anno, ma non credo sia per sentimentalismo, forse per puro pragmatismo.
Detesto che il cellulare mi ricordi dove fossi e con chi fossi prima del 2020 e della pandemia e mi rifiuto di amare “the new normal”, la accetto e basta.
Questo 2024 si conclude con incontri importanti, da Robbie Williams (in basso il video girato da lui con i giornalisti, ndr.) a Nicole Kidman, ha incluso set vist prestigiose internazionali, la conferma come votante ai Golden Globe, la giuria al Festival della TV di Monte-Carlo per l’ottavo anno di fila e all’evento francese Series Mania per la prima volta, la collaborazione consolidata con il BCT di Benevento e nuove collaborazioni.
Del buio pesto di questi mesi parlerò diffusamente e altrove, non per reticenza ma perché questo post vuole solo essere una serie di istantanee di tutto quello che c’è da salvare dell’anno che sta per volgere al termine.
C’è un detto salentino che più o meno invita a frequentare persone migliori di te per tirar fuori la parte più elevata che hai dentro. È uno dei miei preferiti e quando io parlo con eccellenze del mio campo, da Javier Bardem a Eddie Redmayne, mi sembra davvero di aver portato a casa non solo “il pezzo”, ossia l’articolo/intervista, ma un piccolo arricchimento umano oltre che professionale.
Gran parte della mia identità come essere umano si fonde con l’essere una giornalista professionista (il che non è un aggettivo ma un attestato guadagnato oltre 20 anni fa dopo tirocinio, scuola di giornalismo ed esame di Stato). Mi rifiuto di pensare a me stessa senza questa parte, non sarei più io. E quando per via della tendinite sono costretta a rallentare e a fare fisioterapia senza poter digitare sulla tastiera o scrivere sui miei quaderni diligentemente catalogati… beh, un pezzo di me si sgretola.
Non uso TikTok, non faccio balletti e non mi sento superiore nel dirlo né snob ad ammetterlo perché la mia forma d’espressione resta la parola, con il dialogo e lo scambio reciproco. Chi legge non è un pubblico da intrattenere e forse l’ho capito meglio con questo blog, che di recente ho aggiornato poco, ma che rappresenta un pezzetto della mia anima, non solo una vetrina professionale.
Una delle mie più care amiche, nonché una delle donne che più rispetto al mondo, lavora come infermiera in medicina d’urgenza al 118 e vede ogni giorno ogni tipo di atrocità. Mi ha detto che non farebbe mai il mio lavoro perché non sopporterebbe la mitomania e l’egocentrismo. Spoiler alert: se dovessi fare il suo sverrei nei primi venti minuti.
Sempre più spesso c’è chi usa questa professione – che dovrebbe essere un servizio – come una storia che punta i riflettori su se stesso, invece che sull’artista che sta intervistando. Mi addolora assistere a queste occasioni mancate e sapere che qualcuno ancora pensa, forse vedendo scene simili, che questo non sia un lavoro ma un passatempo con le star.
Ecco, ho deragliato dal proposito principale, ossia parlare dal 2024, ma d’altronde questo non è un tema e io non sono una scolara quindi chi sta leggendo può fermarsi dove vuole e chiudere la pagina, tanto non lo saprò mai.
Tornado a cosa mi resta di questo 2024, direi un sano menefreghismo per il fatto che stia finendo, ha portato fin troppo caos e anche la storia delle porte che si chiudono per far aprire i portoni onestamente mi ha un po’ stufata.
Non per essere disfattista, anzi, chiudo l’anno con il tradizionale cine-concerto di Harry Potter (cerco di non pensare di aver visto il primo a Dubai in uno dei cinema con l’acustica più futuristica al mondo), un amico mi ha regalato un mazzo di tulipani splendidi e c’è chi mi spedisce dolci con il delivery dall’altra parte dell’Italia perché sa che certe sere sono più dure di altre.
Per il 2025 che verrà mi limito a non esprimermi perché bisogna sempre stare attenti a ciò che si desiderare. Ma qualche piano sì, lo sto architettando, qualche progetto soprattutto lavorativo perché da che ho memoria c’è sempre qualcuno che mi ha detto che “no, questo non puoi farlo”. Beh, questa vita sgangherata sta dimostrando un po’ il contrario, anche ogni singola volta in cui mi guardo allo specchio e non mi riconosco.
Dico spesso che mi sembra di aver vissuto tante esistenze e 45 anni mi sembrano 145. Se ho rimpianti o rimorsi? Ovvio! Se, potendo, cambierei qualcosa? Certo che sì: di questo 2024 più di una di sicuro, ma ormai ci siamo, è quasi finito e non tiro sospiri di sollievo o affini, ne costato il decesso con gelido distacco. Non mi mancherà.